Qui puoi leggere dei luoghi che abbiamo visitato, i paesi che abbiamo visto, le strade che abbiamo fatto e quelle dove ci siamo persi. I momenti più belli e quelli più brutti, le avventure e le disavventure, quello che ci è piaciuto e quello che non vorremmo più rifare. Le foto, i video, le immagini che ci hanno colpito, i cibi che abbiamo amato e quelli che forse era meglio non provare. Luoghi intorno al mondo, da quelli più metropolitani e futuristici a quelli sperduti nelle distese di ghiaccio o nella giungla.
Facciamo Worldschooling ogni volta che alziamo il nostro sguardo e guardiamo le cose da angolature diverse, fisicamente e anche attraverso il mondo digitale, in quel momento non è solo una semplice vacanza, non abbiamo bisogno di staccare, ma di connettere, tanti tantissimi puntini. Lì inizia la Scuola nel Mondo.

Scorri verso il basso per vedere i luoghi visitati in precedenza come il laboratorio dell’Heartmath Institute di Santa Cruz in California.
26.05.2020
Worldschooling virtuale: Giappone, Autenticità Aumentata e Kintsugi

Il mio Worldschooling questa settimana mi ha portato in Giappone, un paese che non vedo l’ora di visitare ovviamente per imparare, perché questo è da sempre il driver che mi porta a viaggiare con mio figlio, anche ora che posso farlo solo virtualmente. Desidero imparare l’arte del Kintsugi, un’arte che mi ha portato a questa riflessione.
Tempo di Corona Virus. Tutti reclusi in casa, senza parrucchiere, senza trucco, senza la voglia di toglierci la tuta da ginnastica ed improvvisamente anche per i più amati degli Influencer è scattata la caccia al contenuto. Quando la forma perde importanza rimane la sostanza e chi ha qualcosa di interessante da dire continuato a farlo, chi non aveva più brand da pubblicizzare attraverso foto trendy improvvisamente si è calato nel silenzio di Dinourt (l’abate che scrisse il bellissimo libro l’arte di tacere), e meno male, mi viene da aggiungere.
Realtà aumentata e autenticità aumentata
Le parole si sono preso il riscatto rispetto alle immagini come se in un momento in cui un virus ha messo in discussione tutto, vi fosse quasi la necessità di avere qualcosa di vero e concreto e dove in mezzo a tutte le sassate di fake news il desiderio di autenticità ci abbia fatto fare un passo indietro. Il mondo che fino a quel momento avevamo costruito è crollato e noi insieme a lui e noi insieme ad un nuovo mondo siamo dovuti riemergere per quelli che siamo, con la ricrescita, con le unghie senza gel e con il viso struccato. L’autenticità si è presa a mio avviso la sua rivincita e i social si sono popolati non più solo di foto delle nostre vacanze ma anche di webinar e di messaggi concreti.
Kintsugi e la bellezza dell’imperfezione
Abbiamo forse scoperto che questa nuova autenticità può essere il nostro Kintsugi: l’arte giapponese di rimettere insieme i pezzi di una tazza di coccio con l’oro. Un’arte antica, con un significato che va ben al di là della mera tecnica, del gesto manuale e che viene appunto dalla composizione di due parole: kin (oro) e tsugi (riunire, riparare, ricongiungere). Oggi quest’arte viene praticata da molti artigiani in Giappone e per riparare una tazza possono anche impiegare un mese ma quello che mi colpisce, è la possibile analogia con la nostra autenticità. I colpi che la vita ci ha inflitto sono diventati parte di noi e hanno lasciato sicuramente cicatrici, i nostri errori hanno lasciato traccia. Bene, direbbe il Kintsugi. A volte hanno lasciato addirittura dei solchi, meglio: fanno parte della nostra autenticità e quelle stesse cicatrici, quegli errori, quei difetti, ci fanno toccare con mano quanto la nostra vita possa essere preziosa seppur imperfetta e sono proprio quelle crepe a rendere la nostra autenticità unica ed irripetibile. Se una tazza cade e si rompe, se cade in mille pezzi, non viene buttata via, viene ricomposta, ecco che allo stesso modo noi potremmo ricomporre in questa realtà aumentata una autenticità aumentata, non un avatar ma noi stessi per come siamo. Questo renderà noi, la nostra organizzazione, il nostro brand unico, vero e soprattutto credibile.
Anche prima a dir la verità sapevamo in qualche modo che l’autenticità paga ma forse pensavamo che chi se la può permettere sono solo i personaggi perfetti. Il Kintsugi ci insegna che nell’imperfezione sta l’unicità e la bellezza.
Nella realtà aumentata il rischio di perdere credibilità è aumentato
Recuperando la definizione dell’Accademia della crusca a ben vedere possiamo comprendere che al contrario, il non essere autentici, a maggior ragione in una realtà aumentata, significa rischiare di essere non solo venire smascherati ma di perdere autorevolezza e valore. L’autenticità aumentata implica un ripensamento anche del concetto di perfezione in quanto la facciata di alias e vite perfette, come quella di slogan green e digital, potrebbe crollare ed essere smascherata dallo stesso mezzo che aveva creato quella perfezione.
Internet non è un non-luogo, anzi: è diventato per molti quasi l’unico luogo dove studiare, lavorare e trovarsi
Questo non vuol dire che ora io ti stia sollecitando a pubblicare una foto con le borse sotto gli occhi. Quando esci per andare in ufficio immagino ti darai una pettinata ed ti metterai un filo di trucco, no? Andare sui social è un po’ la stessa cosa: vai in un luogo, entri in una stanza. Internet non è un non-luogo come molti sono portati a credere, internet come i social sono un luogo, una stanza, come quelle in cui vieni invitato quando fai una zoom di lavoro, una stanza altrettanto vera seppur virtuale, quindi vestiti, truccati se ti va e poi vacci ma non dimenticare che stai entrando in una realtà aumentata con la tua identità aumentata ed una autenticità che richiede a questo punto di essere aumentata.
Realtà aumentata, identità aumentata e autenticità aumentata: un patto continuo
Viviamo nel paradosso di una realtà mediata che però ha bisogno di ritrovarsi autentica e anche le relazioni che costruiamo su internet o ci ritroviamo a dover mantenere sul web non si sottragono al bisogno di fiducia. Il mondo digitale ha aumentato la nostra realtà, essa è diventata potenzialmente immensa e come tale in questa realtà aumentata anche la nostra autenticità è aumentata. Il nostro valore e quello che siamo entra in questa dimensione, si amplifica e richiede pertanto in maniera amplificata di essere vero ed autentico seppur mediato, richiede un patto continuo tra chi sono io e quello che gli altri si aspettano da me.
Second life non esiste più: hai solo una one-life. Fluida tra online e offline
Sui social e su internet noi siamo la stessa persona, non possiamo pensare di diventare qualcun altro perché questo potrebbe renderci vittima delle nostre stesse finzioni e l’agnello sacrificale sarebbe la nostra credibilità. Il Kintsugi insegna a non mascherare i difetti ma a coprirli di oro affinché diventino un qualcosa di bello in quanto unico. Allo stesso modo attraverso internet, noi possiamo aumentare la nostra autenticità e così la nostra credibilità ed il primo patto di autenticità è con noi stessi.
24.05.2020
Worldschooling virtuale: Santa Cruz Mountains Central California
Perché l’empatia è una Hardskill
“Segui quello che ti dice il cuore” mi diceva mia nonna. Ma il cuore parla? E pensa?
Il mio Worldschooling mi ha portato ad esplorare se quello che diceva la nonna era solo un saggio consiglio o potesse nascondere un’altra verità.
L’empatia non è una softskill ma una hardskill
Lo dimostrano gli studi dell’Istituto di ricerca Heartmath (la matematica del cuore) con il quale sono entrata in contatto, dopo diverse email ed una risposta da parte di Gaby Boehmer. Come ormai avrete capito, la mia curiosità mi porta a viaggiare dentro le cose e dentro i luoghi e questa volta mi ha portata in California e più precisamente a Santa Cruz Mountains, da Rolling McCraty.

Dopo la certificazione come EQ Assessor (Six Second) con Joshua Freedman ho cercato le basi scientifiche che mi dessero le prove di questa tesi. Che ci vuoi fare, sono come San Tommaso, devo metterci il dito.
I ricercatori di Heartmath hanno scoperto che il cuore è un sofisticato centro di codifica e trattamento delle informazioni che ha un proprio sistema nervoso formato da 40.000 neuroni in più ha provato che il flusso delle informazioni afferenti dal cuore al cervello sono 50 volte di più e 5000 volte più forti. Ergo, le informazioni che il cuore manda al cervello sono maggiori di quelle che il cervello manda al cuore e già questo dovrebbe farci pensare
E’ più il cuore che comanda il cervello che il cervello a comandare il cuore
E qui è crollata la mia convinzione di essere una persona più razionale e guidata dalla testa. Dopo 47 anni ho realizzato che scientificamente non è possibile! I fasci nervosi che collegano il cuore al cervello sono superiori alle fibre nervose che collegano il cervello al cuore e quindi è il cuore che prevale, sempre! Anche quando sei fermamente convinta di essere una donna estremamente razionale. Questa cosa ci metterò un pochino a digerirla, lo ammetto.
E come se non bastasse…. il cuore è anche un organo endocrino!
Mi spiego meglio: il cuore secerne ormoni e non solo ormoni come la vasopressina che sono connessi al tono dei vasi sanguini, ma quegli ormoni che ti fanno girare la testa come l’ossitocina. Esatto, proprio quell’ormone che viene rilasciato durante l’orgasmo. L’ormone del benessere. Quindi che succede? Semplice: un’attività del cuore armonica mette in circolo degli ormoni che ci mantengono in una situazione di armonia come l’attività fisica secerne l’endorfina così le emozioni positive che noi richiamiamo alla nostra mente fanno sì che il cuore secerna l’ossitocina, che è l’ormone del benessere.
Il cuore ha un campo elettromagnetico molto potente
A seguito di questa attività elettrica del cuore si genera un campo elettromagnetico. A questo punto gli scienziati di Heartmath sono andati a correlare sia da un punto di vista elettrico che elettromagnetico i campi del cuore e i campi del cervello. E cosa hanno scoperto? Il cuore genera un campo elettrico 50 volte più potente del cervello ma allo stesso tempo genera un campo elettromagnetico 5000 volte più forte del cervello. Poiché quindi il campo magnetico, come velocità dell’informazione, è una velocità che viaggia molto più velocemente del campo elettrico, perché viaggia alla velocità della luce, sostanzialmente il cuore è in grado di comandare il cervello. Il cuore agisce così non solo sul cervello ma su tutte le cellule del corpo.

I campi elettromagnetici tendono a generare risonanza
Il campo elettromagnetico del cuore che è quindi il campo elettromagnetico più forte di tutto il corpo è in grado di sincronizzare i ritmi di tutte le cellule del corpo. Quindi, se noi mandiamo il cuore in una oscillazione armonica, questa è in grado di armonizzare tutte le cellule del corpo e a maggior ragione le cellule del cervello. Se noi lasciamo andare il cuore in oscillazione armonica anche il cervello va in oscillazione e si connette così al campo.
Il campo elettromagnetico che genera il cuore è percepibile a distanza di conversazione
A due metri di distanza due persone hanno i campi elettromagnetici dei loro rispettivi cuori che comunicano. Questo significa che se passeggiando per strada, come spesso oggi accade, incontriamo persone che girano arrabbiate con la loro mascherina, e non ti salutano nemmeno perchè pare quasi che il virus passi attraverso lo sguardo, questa arrabbiattura te la becchi tutta. Significa però anche che se siamo noi invece una persona che si connette in modo amorevole con il proprio cervello la nostra amorevolezza può contagiare chi ci sta vicino anche senza dargli la mano, a distanza di conversazione appunto. Su questa cosa ci sono tutta una serie di prove che Heartmath ha fatto e che puoi andare a leggere sul loro sito. Per ora hanno verificato che i campi elettromagnetici dei nostri cuori arrivano a distanza di tre metri ma sembra che possano arrivare anche ad una distanza maggiore e che possano addirittura creare vere e proprie catene di campi elettromagnetici positive.
Il battito dell’umanità
Sembra che i campi elettromagnetici del cuore, dotati del dualismo della materia, fotone ed energia, comunichino anche in maniera quantistica e che potrebbero quindi comunicare con il campo unificato dell’informazione. Ora, se questo fosse vero, teoricamente, armonizzando il battito dei nostri cuori, potremmo creare il battito dell’umanità, e decidere di voler creare una umanità amorevole insieme.
Bene, senza andare fin lì, visto che questo passo per la mia mente è un salto un pochino troppo quantico, se anche mi fermo solo al primo step ovvero quello scientifico che mi conferma che il cuore comanda il cervello allora come possiamo continuare a pensare che l’empatia, ovvero la capacità di sintonizzarci con l’altro sia una softskill? Non lo è perché nasce da un organo che è più hard del nostro cervello: il cuore.
Cara la mia nonna, quanto avevi ragione! Segui dove ti porta il cuore e se non puoi cambiare il mondo puoi certamente influenzare positivamente chi sta vicino a te anche con la mascherina!